domenica 13 marzo 2016

Si chiama iMom: è la mamma artificiale

È un genitore efficiente, instancabile e soprattutto fidato. 

Dopo iMac, iPod, iPhone e iPad arriva iMom. Tutti pronti a rottamare le mamme "umane"? Tranquilli! Per adesso ci teniamo le nostre care mamme in carne e ossa, ma il regista australiano Ariel Martin ha scelto l’evocativo titolo iMom per targare il suo corto che affronta un tema molto spinoso e che sempre più impone una riflessione: la difficoltà delle nuove generazioni di genitori (“mestiere” importante per il quale non vengono richiesti titoli e non sono previsti corsi di studio ed esami) a conciliare il loro ruolo con quello di lavoratori, passando per i sensi di colpa per il tempo sottratto ai figli. La soluzione offerta provocatoriamente dal regista – premiato al Festival di Catalina, Flickerfest e Aspen Shortsfest – è la tata bionica, o più semplicemente un robot super tecnologico e dalle sembianze umane che si “accolla” casa e figli.

Al di là della trama – è un horror sci-fi – l’obiettivo del lavoro di Martin è senza dubbio raggiunto: scuotere le coscienze e imporre una riflessione sui problemi della famiglia moderna e su l’uso della tecnologia. Alberta Einstein diceva: “Temo il giorno in cui la tecnologia andrà oltre la nostra umanità: il mondo sarà popolato allora da una generazione di idioti”. Una domanda atroce si impone: quel giorno è già arrivato?

Paolo Antonio Magrì
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