Appena sessantuno anni fa sul secondo, terzo e quarto numero la nascente rivista Playboy, veniva pubblicato a puntate Fahrenheit 451 che sarebbe diventato poi il capolavoro dello scrittore statunitense Ray Bradbury (scomparso appena 4 anni fa). Quello che un anno dopo verrà pubblicato in Italia come “Gli anni della Fenicie” da mezzo secolo è considerato un cult per gli amanti della fantascienza distopica, cioè quel filone letterario che immagina società fittizie o comunità altamente indesiderabili o spaventose (spesso ambientata nel futuro) nelle quali alcune tendenze sociali, politiche e tecnologiche avvertite nel presente sono portate a estremi negativi. Il protagonista del romanzo è Guy Montag che di mestiere fa il pompiere in un mondo dove gli incendi, anziché essere spenti, vengono appiccati. Montag e i suoi compagni scovano i cittadini “sovversivi” che custodiscono libri (vietati), allo scopo di bruciarli - a volte anche assieme ai proprietari riottosi - ed eliminarli definitivamente. È la legge.

Montag inizia così a prendere coscienza di sé e del mondo che lo circonda e, grazie all’aiuto di Faber, un vecchio professore incontrato al parco parecchi anni prima, dà inizio alla propria ribellione contro il modello di società in cui vive e contro il Governo. Il protagonista comprende che il vero scopo dei militi del fuoco è evitare che il popolo, per mezzo dei libri, si crei una propria mentalità, rifletta autonomamente e non si lasci condizionare. “Sapere è potere”.
Rischiamo anche noi di fare la stessa fine?
Paolo Antonio Magrì
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