venerdì 22 aprile 2016

Faremo l'amore con un software?

L’evoluzione dell’intelligenza artificiale fa passi da gigante: ultime novità, riflessioni, prospettive. 


Ricordate la protagonista del film “Her” – Samantha – diretto da Spike Jonze e vincitore dell’Oscar come migliore sceneggiatura originale? Per chi l’avesse perso è la storia di Theodore, un uomo solo, introverso e frustrato nelle sue relazioni affettive, e… Samantha appunto: un Sistema Operativo basato su un'intelligenza artificiale in grado di evolvere, adattandosi alle esigenze dell'utente.


Theodore rimane affascinato dall’abilità della sua nuova amica di apprendere, di sviluppare un intuito nei confronti delle proprie preferenze e di dimostrare perfino uno sviluppo psicologico. I due instaurano un legame sempre più forte fino a sfociare in qualcosa assimilabile all’amore… non vado avanti per evitare lo spoiler (qui il trailer). Tralasciando la valenza distopica del film in tema di rapporti umani e gli input di riflessione che propone sugli aspetti psicologici messi in campo dai protagonisti (umani o no che siano), senza dubbio la storia di Jonze alimenta l’attenzione mai dissipata sulla questione “intelligenza artificiale”.  Il fascino di un'intelligenza fatta di algoritmi e ferraglia è stato sempre un tema assai caro al piccolo e al grande schermo, da Hal 9000 del lontano “Odissea nello Spazio” di Kubrick ad “AI-Intelligenza Artificiale” di Spielberg, da Kitt di “Supercar” per finire alle serie “Humans” o “Person of interest”.



Creare una Samantha reale, non relegata alla finzione visionaria del grande schermo, è il progetto di Maurizio Cibelli, esperto di interazioni uomo-macchina, che ha lanciato una campagna su Kickstarter (un sito web di raccolta fondi per progetti creativi) per realizzare una AI con lo stesso nome. Il riscontro è stato superiore alle aspettative tanto che ora Maurizio ha sospeso momentaneamente la raccolta fondi per accettare l’offerta da parte dell’incubatore Startupbootcamp. Maurizio ha alle spalle 13 anni di esperienza nel settore, avendo lavorato con Microsoft e Amazon dove si occupava di machine learning, cioè la tecnica che permette ai computer di “imparare” informazioni come se fossero esseri umani. Partito come semplice sfida per la creazione di un giocattolo “più intelligente” per il figlio, il progetto della startup di Cibelli, Hutoma, promette risultati ambiziosi. Tanti gli input previsti per saziare la voglia di imparare, di crescere e di evolversi della nuova Samantha: dall’estrazione di testi da Twitter e libri, in modo da andare oltre la forma del semplice dialogo, all’estrazione di informazioni dagli altri socials e alla possibilità di interazioni umane.

Se l’idea di una Samantha della quale ci si potrebbe innamorare può sconvolgere, non si può non sottolineare che le “intelligenze artificiali” (abbozzi?) fanno già parte del nostro quotidiano: da SIRI e Cortana, software di assistenza e riconoscimento vocale rispettivamente di Apple e Microsoft, a Big Sur, il cervellone che regola Facebook e che decide quali post farci vedere quando accediamo al famoso social. È un’intelligenza artificiale quella che, assieme ad un chip impiantato nel cervello ed il lavoro di un team di ricerca dell’Ohio State University, ha permesso ad un tetraplegico di 24 anni di versare l’acqua in un bicchiere.

Ed ancora… è di qualche mese fa la notizia di K5, un poliziotto robot per niente antropomorfo che, a parte svolgere le “ordinarie” operazioni di polizia, sarebbe in grado di elaborare le informazioni assunte da diverse fonti (socials inclusi) per prevedere i crimini e anticiparli: una sorta di Precog di Minority Report, il film con Tom Cruise tratto da un racconto di Philip Dick. Numerose, inoltre, le applicazioni militari, più o meno top secret.


Una Samantha ante litteram è Eloisa (Easy Logic Intelligent Software Automa), un chatterbot per computer e per telefoni cellulari, con interfaccia Web, creato dal ricercatore Informatico Francesco Lentini a partire dal 1992, capace di simulare una conversazione in linguaggio naturale con chiunque si colleghi al suo sito. Eloisa, oltre all'italiano comprende l'inglese, il francese e lo spagnolo e a volte riesce ad essere anche ironica o polemica, per fortuna è ancora molto lontana dalla Samatha di “Her”: l’ho testata personalmente e mi sono tranquillizzato nell’accertarmi che come “umana” lascia ancora molto a desiderare. Meno male! (qui il link)

L’evoluzione dell’intelligenza artificiale cammina di pari passo con il dibattito, mai assopito, riguardante la rotta che dovrebbe seguire e i rischi collegati al suo uso. Come succede per ogni tecnologia, tutto dipende e dipenderà dall’uso che l’uomo ne farà e sicuramente sarà necessaria fin da subito un’attività di controllo e regolamentazione. A questo scopo mira OpenAI, una società di ricerca non-profit che si occuperà di studiare e monitorare l'evoluzione delle tecnologie che puntano ad imitare il cervello umano. È una società creata dal miliardario sudafricano Elon Musk che in diverse occasioni non ha mancato di esternare la sua catastrofica visione del futuro tecnologico. Grazie al contributo di ricercatori e investitori (si parla di un miliardo di dollari di finanziamenti privati dietro l'operazione), la missione dichiarata di OpenAI è quella di offrire il collegamento necessario tra ricerca scientifica e istituzioni, con l’obiettivo di far avanzare l’intelligenza artificiale anche rendendo pubblici tutti gli studi dei ricercatori, condividendo le ricerche brevettabili e creando valore per tutti.
Musk non è l’unico filantropo illuminato che si sta muovendo in questo campo. Anche Zuckerberg di Facebook sta mettendo a disposizione degli studiosi di tutto il mondo la versione open source di Big Sur e Google sta per rendere disponibili ad accademici e ingegneri le sue tecnologie di machine learning.

Computer e droidi “autonomamente” intelligenti e senzienti sono ancora lontani dall'essere realizzati, ma l'intelligenza artificiale sta facendo passi da gigante anche se lontano da occhi indiscreti. Gli algoritmi di apprendimento stanno diventando sempre più precisi, funzionali e potenti. Molti laboratori e centri accademici in giro per il mondo stanno sviluppando nuovi modelli per la creazione di reti neurali artificiali che riproducano il funzionamento del cervello umano.

A questo punto (per citare la frase cult di Antonio Lubrano) la domanda nasce spontanea:
Quando questo avverrà, ci sarà collaborazione o guerra con i nostri fratelli “binari”?

Paolo Antonio Magrì
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