Si chiama Breakthrough Starshot ed è il progetto sviluppato da Stephen Hawking – e altri cervelloni tra scienziati e ingegneri (tra questi anche il nostro Giancarlo Genta del politecnico di Torino) – con i dollari (100 milioni) del filantropo russo Yuri Milner e la partecipazione di Mark Zuckerberg. Scopo del progetto è scaraventare nello spazio, ad una velocità di circa un quinto di quella della luce, centinaia di astronavi grandi quanto un francobollo: sospinte da una vela in metamateriali ultraleggeri dello spessore di qualche centinaio di atomi, si tratta di nanosonde complete di telecamere, propulsori fotonici, batterie, sistemi di navigazione e comunicazione, che potrebbero essere prodotte al costo di un iPhone e che saranno in grado di catturare le immagini di tutto ciò che incontreranno sul loro percorso.
Non è difficile immaginare i nuovi scenari che tale tecnologia di propulsione aprirebbe in materia di esplorazioni spaziali: potrebbe notevolmente agevolare l’individuazione di eventuali esopianeti abitabili, lo studio degli asteroidi o l’ulteriore approfondimento sui corpi celesti del Sistema Solare. Il progetto Breakthrough Starshot è ambizioso, ma porta con sé diverse incognite e difficoltà: dalla costruzione delle antenne laser alla costruzione di una “navicella madre" che porti in orbita le nanosonde, dal bypassare la perturbazione dell'atmosfera terrestre ad affrontare il problema delle polveri interstellari. Per questo gli scienziati hanno pubblicato online i loro dati, allo scopo di aprire alla condivisione open source.
Pronti all’esplorazione “di strani, nuovi mondi, alla ricerca di altre forme di vita e di civiltà, fino ad arrivare laddove nessun uomo è mai giunto prima”? (cit.James Tiberius Kirk – Star Trek)
Paolo Antonio Magrì
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